
E adesso cosa accadrà si dovranno aspettare altri 6-7 anni prima
di chiudere la nuova vicenda giudiziaria? Tutto
ciò con i nostri colleghi “alla gogna mediatica”,
costretti a subire una situazione difficile e a pagarsi le spese di
difesa. La nostra – spiega Di Giacomo – non è difesa d'ufficio ma più
semplicemente l'affermazione del principio giuridico che senza sentenze definitive di condanna non abbiamo alcuna
intenzione di restare
a braccia conserte ad assistere alla “caccia al
carceriere brutale”. Tanto più che siamo di fronte ad un
detenuto che è già stato autore di
denunce che non hanno trovato verifiche
nella realtà dei fatti.
Ed è semplicemente intollerabile che in tanti – Garante
dei detenuti, politici,
associazioni – si indignino di
fronte a notizie di presunte violenze ai danni di detenuti e non dicano una sola parola sulle aggressioni che ormai
quotidianamente gli agenti penitenziari subiscono da parte degli stessi
detenuti che vogliono imporre la loro “legge” per il controllo delle carceri.
Anzi – continua il segretario del S.PP. -
sono proprio questo tipo di inchieste che finiscono per delegittimare chi ha il
compito di servire lo Stato e garantire l'osservanza del regolamento carcerario.
Dalla nostra esperienza – evidenzia
Di Giacomo - sappiamo bene che solo il 5 per cento di inchieste analoghe con il
coinvolgimento di colleghi si è risolto con condanne. C'è dunque sicuramente
chi nel Governo, al Ministero, al Dap, ma più in generale nel Parlamento e in
politica sottovaluta un aspetto: la delegittimazione del personale
penitenziario, da una parte, rafforza i gruppi criminali e mafiosi che nelle
carceri puntano al controllo totale e a proseguire l'attività impartendo ordini
a quanti sono in libertà, come accade con i boss della mafia intercettati al
telefono, oltre ad incrementare le aggressioni agli agenti, centomila volte maggiori del “caso San Vittore”; dall'altra, equivale
alla resa incondizionata dello Stato. Purtroppo dal nostro osservatorio, dalla
visione di chi lavora quotidianamente negli istituti penitenziari, giungono
segnali sempre più allarmanti che rivolte, liti, ritrovamenti di telefonini e
sim, droga, armi contundenti confermano, circa una situazione che vede gruppi
di carcerati approfittare dell'indebolimento dell'autorità imponendo la loro
autorità.
È
questa una fase ancor più delicata – dice il segretario del S.PP.: - in quanto vede il Governo Conte
bis intensificare la “politica del buonismo” avviata con il precedente Governo
pensando all'abolizione del carcere ostativo. Noi – conclude
Di Giacomo – non consentiremo di “macellare” i nostri
colleghi avvertendo che le conseguenze sono quelle di portare lo stato al “macello”.