“Il suicidio in 48 ore di due detenuti nelle carceri di Ferrara ed Avellino è l’ennesimo campanello d’allarme che il Spp ha già lanciato nei giorni scorsi sulla criticità di questa estate con Il caldo che imperversa da tanti giorni con temperature persino superiori ai 40 gravi che diventa l’effetto scatenante di tensioni anche di natura psicologica in strutture di pena fortemente inadeguate”.
Lo afferma Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato Polizia Penitenziaria (Spp), riferendo che dall’inizio dell’anno sono già 28 i suicidi di detenuti mentre l’estate di due anni fa solo nei mesi di luglio ed agosto 12 persone si sono tolte la vita. Ci sono poi i numerosi gesti di autolesionismo e quelli ancora maggiori di risse tra detenuti a rendere la situazione – aggiunge – ancora più allarmante.
Il personale penitenziario – continua Di Giacomo – fa già molto, lo dimostra il dato dei suicidi in diminuzione e i tantissimi casi di autolesionismo che solo grazie al pronto intervento del personale non hanno avuto esiti nefasti. Ma siamo stanchi ed amareggiati nell’assistere a continui suicidi. Il lavoro già complicato del personale penitenziario non può bastare e se è difficile evitare un suicidio, proprio perché è un gesto estremo, si può e si deve fare di più in termini di prevenzione.
In molte regioni – sottolinea il segretario generale del Spp – è stata istituita la figura del Garante regionale dei detenuti.
Può sicuramente rappresentare un primo passo a cui devono seguirne altri. Il suicidio costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa condizione di detenzione. Ciò che manca sono un programma di prevenzione del suicidio e l’organizzazione di un servizio d’intervento efficace attraverso sportelli di ascolto e di aiuto e sostegno psicologico. Lo sportello, in sintesi, potrebbe avere come obiettivi: Monitorare l’ ingresso del detenuto nel carcere; sostegno psicologico -facilitare la vita del detenuto attraverso il colloquio, la consulenza legale, la consulenza linguistico-culturale, il disbrigo di pratiche amministrative, la realizzazione di attività di socializzazione; messa in rete delle risorse che il territorio offre favorendo l’inclusione/re-inclusione dei detenuti, aumentando le possibilità di reinserimento nel tessuto sociale di riferimento; promuovere e incrementare l’inclusione lavorativa dei detenuti, la formazione e l’acquisizione di competenze, il reingresso nella legalità e l’emancipazione dallo svantaggio sociale; collaborare con le diverse figure professionali all’interno dell’Istituto di pena, ed eventuale coinvolgimento di persone esterne di riferimento rispetto alle comunità di appartenenza; prevenire episodi di suicidio o tentato suicidio o autolesionismo e di aggressività all’ interno del ‘istituto penitenziario. Un insieme di azioni che si riferiscono anche al personale di polizia penitenziaria specie per creare un clima di maggiore serenità”.