La freddezza e la professionalità degli agenti del Corpo della Polizia penitenziaria hanno permesso, ancora una volta, di bloccare sul nascere una situazione di pericolo. Il 12 gennaio scorso, nel carcere di Spoleto, un detenuto tunisino con in tasca un coltello rudimentale è stato fermato mentre stava per entrare nella cappella dell’istituto dove il vescovo di Spoleto-Norcia, Renato Boccardo, stava per celebrare una messa. Per il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Francesco Basentini, la grande competenza con cui hanno agito gli agenti ha permesso di “sventare probabilmente un evento gravissimo e dalle possibili implicazioni terroristiche. Per questo ho espresso al comandante dell’istituto di Maiano profonda gratitudine”. Il 26enne nordafricano non era noto come soggetto radicalizzato ma si trovava nella stessa sezione di altri detenuti considerati, invece, a rischio e per questo monitorati. In base all’attività investigativa e all’approfondito studio del contesto da parte degli agenti della Polizia penitenziaria in servizio a Spoleto, il tunisino potrebbe essere stato istigato e spinto ad agire da soggetti già in fase di radicalizzazione. Ma su questo, come sul resto, ci sono indagini in corso che non tralasciano alcuna ipotesi. Il reato ipotizzato dalla procura spoletina che coordina l’inchiesta, coperta dal massimo riserbo, è porto abusivo di oggetti atti a offendere. A insospettire gli agenti anche il fatto, piuttosto insolito, che una persona di fede musulmana richiedesse di partecipare piuttosto insistentemente a una funzione della Chiesa cattolica. E’ stata proprio la capacità di analisi degli uomini guidati dal comandante della struttura di Maiano, il commissario capo Marco Piersigilli, a far scattare l’allarme e a prevenire efficacemente il potenziale pericolo. Il detenuto, sottoposto a un controllo accurato, è stato subito neutralizzato e non ha comunque opposto resistenza gettando subito in terra l’arma impropria, costituita dal manico di un rasoio e da una lametta “appositamente incastonata”. Per il tunisino, in carcere per reati comuni, il fine pena era previsto per luglio di quest’anno ma adesso rischia un aggravamento, seppur lieve, della detenzione. Per lui, che si trova ora in isolamento, è stato richiesto il trasferimento presso altro istituto dello stesso distretto. La prontezza e la discrezione con cui hanno agito gli uomini del comandante Piersigilli hanno fatto sì che la celebrazione della messa si potesse svolgere regolarmente senza problemi. Lo conferma monsignor Renato Boccardo: “Ringrazio la polizia penitenziaria per l’efficienza dimostrata e per aver garantito il normale prosieguo della celebrazione eucaristica senza che ci accorgessimo di nulla”. L’arcivescovo, preannunciando la volontà di tornare presto nel carcere di Spoleto, ha aggiunto: “Questo episodio dimostra quanto sia urgente il dialogo, la conoscenza reciproca e anche la prevenzione verso movimenti radicali che preferiscono a volte la violenza e la sopraffazione alla collaborazione e alla ricerca del bene comune. Voglio nuovamente condividere la pena e la sofferenza con i carcerati che mi hanno sempre accolto con grande calore. Di quelle persone tante volte ho colto la fragilità e la povertà, ed è per questo che tornerò nel carcere con molto piacere”.