24 FEBBRAIO 2020. Situazione coronavirus: Di Giacomo, misure inadeguate. Prevedere blocco con ogni contatto con l’esterno in carceri della Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia. Il coronavirus non si combatte con l'aspirina.
Sindacato del Corpo di Polizia Penitenziaria
Pubblicato da Segreteria in Segreteria · 24/2/2020 15:12:00
“E' del tutto incomprensibile ed
ingiustificabile la disparità di misure adottate per fronteggiare il
coronavirus in particolare in Lombardia, Veneto,
Piemonte ed Emilia Romagna rispetto alle blande disposizioni adottate
per gli istituti penitenziari di quelle stesse regioni. L'esonero dal servizio per tuttiglioperatoripenitenziariresidentiocomunquedimorantiinalcuniComuniconsideratiarischio
e la sospensione delle traduzioni dei detenuti verso e dagli istituti
penitenziari rientranti nella competenza dei Provveditorati di Torino, Milano, Padova, Bologna e Firenze,
sono peggio dell'aspirina contro il coronavirus". A sostenerlo è il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo che aggiunge: “nelle carceri è persino complicato misurarsi la febbre per assenza di
termometri laser e non esiste alcun controllo sul personale, sugli avvocati,
sui parenti che vanno ai colloqui, sui fornitori e sui volontari. Questa ad oggi è la situazione reale che non consente
alcun allarmismo. Per questo, dopo
aver interessato da settimane i Ministri della Salute Speranza e Grazia e
Giustizia Buonafede – riferisce Di Giacomo – siamo costretti ad alzare il tono della protesta e a rivolgerci ai Prefetti dei capoluoghi e ai Presidenti
delle Regioni direttamente coinvolte dall'epidemia per istituire un tavolo
specifico congiunto Prefetture-Regioni-Provveditorati-Ministeri
Salute-Giustizia per le misure urgenti da assumere nelle carceri. Bloccare ogni
contatto con l'esterno è una
priorità insieme ad una campagna di vera prevenzione e di comunicazione. Soprattutto in questa circostanza non va
sottovalutata – continua il segretario del S.PP.
- l'insufficiente dotazione nelle carceri lombarde, venete, piemontesi
ed emiliane di personale medico e sanitario. Dovrebbe semplicemente far
rabbrividire il pensiero, ad oggi ipotetico, di un solo caso di coronavirus che potrebbe essere registrato in
carcere. Non resterebbe che evacuare il carcere, vale a dire una popolazione
carceraria anche di 3 mila persone. Abbiamo un caso – dice Di Giacomo - che non
consente ulteriori sottovalutazioni: quello della nave da crociera Diamond Princess che testimonia come in spazi
ristretti il virus abbia maggiore occasione di diffusione. La tutela del
personale penitenziario per noi è irrinunciabile tanto più che ci viene
riferito – dice ancora Di Giacomo – che i detenuti, fortemente allarmati, per
primi stanno chiedendo di rinunciare ai colloqui con familiari ed avvocati pur di acquisire una certasicurezza”.