
È il caso di ricordare – aggiunge Di Giacomo – che sono stati
subito dopo le nostre denunce, alcuni magistrati a parlare e poi indagare sulla
“regia occulta” che ha fatto scattare in
contemporanea e dunque per nulla casualmente le rivolte in grandi e piccoli
istituti penitenziari. Per questo continuiamo a rivolgere l'appello ad
Associazioni e Garanti dei Detenuti, ma anche a magistrati e politici che in
giorni di altissima tensione in tutte le carceri del Paese soffiano sul fuoco
lamentando “contrazione di diritti
dei detenuti” ad abbassare i toni perché così facendo fanno il gioco delle
menti pronte a mettere a ferro e fuoco nuovamente le nostre
carceri. Oggi i mandanti possono fare affidamento
su detenuti ancora più delusi dalla mancata scarcerazione ed ancora più
organizzati, pronti a non fare sconti
come nelle precedenti rivolte in cui nessun poliziotto è stato toccato. Contestualmente alle
perquisizioni servono misure eccezionali, tra le quali la sospensione della
“vigilanza dinamica” (celle aperte) per tutto il tempo necessario al
contenimento del contagio.
Forse – conclude Di Giacomo – con queste misure riusciremo a far riprendere
allo Stato il controllo delle carceri e a garantire la sicurezza del personale
penitenziario e dei cittadini. Ma l’impressione è che governo e DAP sperino più
nella buona sorte che su reali interventi.