
“Basta
con la spettacolarizzazione. Basta con le strumentazioni politiche. La polizia penitenziaria non ha alcun bisogno di
visite ed incontri interessati a strappare consensi e voti, ma di fatti ed impegni concreti”. Ad affermarlo è il
segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo, in riferimento
alla visita del segretario della Lega Matteo Salvini al carcere di Rebibbia (sezione femminile) dove nei giorni scorsi
si è verificato l’ennesimo atto di
violenza contro il personale con l’incendio di alcune auto di agenti
penitenziari. “Salvini – aggiunge il
segretario del sindacato penitenziario Aldo Di Giacomo– non è nuovo a questi gesti che, lo dice chi non può essere certamente additato
come esponente della sinistra,
fanno solo del male all’immagine del Corpo, contribuendo ad accrescerne l’isolamento nell’opinione
pubblica. Del resto è ben altro l’atteggiamento assunto dagli altri partiti del centrodestra che hanno manifestato prima di tutto rispetto
per il sindacato dei penitenziari senza strumentalizzare i fatti accaduti nelle ultime settimane. Almeno noi non possiamo accettare
e tacere gli inviti diffusi
attraverso post sui social ad “essere numerosi”
per accogliere Salvini
come se si trattasse di uno spettacolo da circo a cui non mancare. Ai selfie e alle manifestazioni da clamore mediatico
preferiamo – continua
Di Giacomo – gesti di solidarietà autentica accompagnati da iniziative che a
parlamentari e politici non dovrebbero mancare
come sanno bene e come fanno con emendamenti, proposte di legge e provvedimenti vari di cui c’è grande traccia alla Camera e al Senato.
Soprattutto
dopo la visita alla casa circondariale "Francesco Uccella" di Santa
Maria Capua Vetere (Caserta) del
presidente del Consiglio Mario Draghi e del ministro della Giustizia Marta Cartabia è ora che ci si
occupi seriamente dei problemi del sistema penitenziario
senza illudersi che sfollando le celle, tutto si risolva di colpo. Se il
sistema carcerario non funziona nel
nostro Paese non è certo a causa di rivolte di detenuti o di fatti come quelli di Santa Maria Capua
Vetere che sono solo la spia di un profondo malessere
che ha antiche motivazioni chiaramente individuabili e da risolvere senza dimenticanze o strumentalizzazioni o
sottovalutazioni. Ma continuiamo ad insistere: la priorità è oggi quella di mettere fine alla campagna di odio
contro uomini e donne in divisa che sono oggetto
di atti gravi di aggressioni,
violenze ed intimidazioni”.