
È quanto sostiene il segretario generale del Sindacato
Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo sottolineando
che: “l’aggressione che ha costretto a cure sanitarie i malcapitati colleghi ai quali è stata assegnata una prognosi di
diversi giorni è colpa di una miope politica che ormai da tempo pervade
il sistema penitenziario del nostro Paese.
Purtroppo l’accadimento è stato posto in atto da un detenuto affetto da problematiche psichiatriche, oggi le carceri,
compreso quello di Caltagirone, ove sono presenti
numerosissimi detenuti affetti
da turbe psichiche
che a nostro avviso
dovrebbero essere ristretti in apposite strutture atte a garantire idonea custodia
e cura, sono divenute delle vere e proprie discariche sociali, dove vengono
lesi diritti di chi in carcere ci lavora e di chi il carcere
lo vive in stato di detenzione. Le condizioni attuali
del sistema carcerario italiano sono inaccettabili, come inaccettabili
sono le condizioni di lavoro dei
poliziotti penitenziari, esposti oggi più che mai a rischi che vanno ben oltre
quelli ipotizzabili come “normali”.
Noi del S.PP. da tempo chiediamo una revisione del sistema penitenziario, riteniamo che vada anche modificato il codice penale e che
vengano introdotti reati specifici per coloro che in carcere commettano atti di violenza nei confronti di operatori o
di altri detenuti, noi siamo per l’inasprimento delle pene. Riteniamo che le pene previste per chi si macchia di reati come quello
di cui trattasi debbano avere una durata minima di cinque anni, e senza la
possibilità di concedere
i cosiddetti benefici perché, come ripetiamo da tempo, l'atteggiamento buonista improntato sulla volontà di redimere tutti,
non paga. Anzi – dice ancora Di Giacomo – è di
cattivo esempio. Una volta per tutte e questo è uno dei casi più
eclatanti – conclude il segretario del S.PP. - va affermata
con chiarezza la distinzione tra vittime e carnefici ristabilendo i reali ruoli.