
“Il clamore
e la “gogna mediatica” riservata
al personale penitenziario, provocati dalle
immagini diffuse attraverso i continui filmati sui fatti di Santa Maria Capua Vetere, cominciano a dare i primi effetti
devastanti, come testimoniano le proteste dei
detenuti nel carcere di Sollicciano-Firenze. La delegittimazione del personale
degli istituti penitenziari,
intrecciata all’atteggiamento demagogico ed irresponsabile della politica
e del Parlamento, ha prodotto
una miscela esplosiva
di rivalsa nella popolazione
carceraria con il duplice obiettivo del controllo delle carceri e di ottenere subito, approfittando della situazione,
provvedimenti di immediata scarcerazione, gli
stessi obiettivi alla base delle rivolte lo scorso anno durante l’emergenza della pandemia”. A
sostenerlo è il
segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo per il quale “non si sottovaluti quanto sta accadendo
specie nel carcere fiorentino perché
le proteste per ottenere benefici sono solo la spia di quanto potrebbe
succedere in questa calda estate, se
non si ristabilisce un clima di rispetto degli uomini e delle donne in divisa e se non si mette fine
alla campagna di vittimismo dei detenuti. Purtroppo, dopo Santa Maria Capua Vetere ci saremmo
aspettati che Governo,
Parlamento e partiti, in occasione della riforma della giustizia, si
fossero ricordati di mettere mano al
sistema penitenziario che, come sa ogni cittadino con licenza della scuola dell’obbligo, ha una stretta
relazione con il sistema giustizia. La nostra, invece, è stata solo un’illusione, a meno che non si ritenga che la
prescrizione o mini prescrizione, come si vuole definire,
diventi l’unico rimedio taumaturgico che, invece, produrrà solo qualche
detenuto in meno. Senza l’adeguamento ed ammodernamento di
carceri in troppi casi con un secolo di vita e soprattutto la costruzione di nuovi istituti
penitenziari, tra l’altro impiegando bene le risorse del PNRR, andando ben oltre il mini piano carceri dell’ex
ministro Bonafede, tutti i richiami che ascoltiamo da settimane
sull’umanizzazione della detenzione, il recupero sociale dei detenuti, gli indispensabili servizi di assistenza
psicologica e di formazione al
lavoro, continueranno a far parte del bagaglio di retorica a cui la politica ci
ha abituati con le ripetute stagioni segnate
dall’atteggiamento misto di indignazione, che dura poco tempo,
e promesse che si ripetono con ogni nuovo Governo.
Per noi – dice il segretario S.PP. Aldo Di Giacomo – si è
persa un’occasione storica se non per procedere subito ad una seria riforma
dell’ordinamento penitenziario almeno per metterne le basi collegandola
alle richieste dell’Unione Europea che, non dimentichiamo, ha più volte sanzionato l’Italia
proprio per le condizioni di detenzione,
a partire dal sovraffollamento e dalle dimensioni delle celle. Invece è accaduto che per rispondere all’Europa si
è attuato in gran parte delle carceri
il “modello celle aperte” accrescendo
i problemi di controllo sino a far crescere tra la popolazione detenuta la convinzione di aspirare all’albergo a
quattro stelle. Non è certo
accorciando o allungando i tempi di prescrizione che si risolvono i gravissimi problemi che quanto accaduto nel carcere
casertano ha solo amplificato. E sinora tra le
numerose prese di posizione abbiamo letto e ascoltate cose tra le più
strampalate, a conferma che nessun
conosce la realtà degli istituti penitenziari, ma nemmeno uno straccio di idea-proposta sensata. Come
accade da parte dei Garanti dei detenuti, nazionale
e locali, che continuano a strumentalizzare i fatti del carcere casertano. Senza ambiguità: noi vogliamo
difendere 37mila uomini
e donne che nelle carceri
ogni giorno svolgono il proprio lavoro con sacrificio e nel pieno
rispetto della legalità. Per questo -
senza se e senza ma - ribadiamo la condanna dell’operato di quanti nel carcere
di Santa Maria Capua Vetere si sono macchiati di reati gravi ed hanno macchiato la divisa
e l’onorabilità e la credibilità dei colleghi.
Ma pur riconoscendo l’equilibrio del Ministro Cartabia
che senza cedere di un millimetro
alla necessaria fermezza – dice il segretario S.PP. – ha nuovamente voluto evidenziare l’alta
funzione assegnata al corpo di polizia penitenziaria, non possiamo tacere di fronte all’ennesima prova di incapacità ed inadeguatezza della politica. Perché se il sistema carcerario
non funziona nel nostro Paese non è certo a causa di rivolte di detenuti o di fatti come quelli di Santa Maria Capua
Vetere che sono solo la spia di un
profondo malessere che ha antiche motivazioni chiaramente individuabili e da risolvere senza dimenticanze o strumentalizzazioni o sottovalutazioni”.