
“Nel clima generale di “buonismo” nei confronti dei detenuti, anche per effetto
della diffusione del Covid,
rischiano di passare inosservate le quotidiane aggressioni contro gli agenti penitenziari come è avvenuto, nelle ultime 24 ore, a Cremona con un detenuto
che ha messo un coltello alla gola di
un agente e a Parma con due agenti intossicati dal fumo di un incendio appiccato
in cella. Di fronte alla “caccia all’agente” almeno noi non rinunciamo a chiedere di mettere fine, una volta per tutte, alla campagna
di delegittimazione del personale penitenziario
che si protrae da lunghi mesi e a riabilitare i servitori dello Stato che si oppongono contro il tentativo,
purtroppo sempre più riuscito, di criminali di imporre il proprio controllo delle carceri”. Ad
affermarlo è il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo che aggiunge: “ci saremmo aspettati dalla Ministra
Cartabia in occasione della sua visita
al carcere di Sollicciano non solo parole di circostanza. Ma è lei stessa che
ammette che deve ancora rendersi
conto delle “tante criticità” presenti nel carcere toscano come in tutti gli altri del Paese. In questo
contesto ci preoccupano ancora di più le conclusioni della relazione del prof. Marco Ruotolo,
presidente della
Commissione per l’innovazione del sistema
penitenziario istituita dalla stessa Ministra, perché si limitano
a fotografare l’esistente, tra l’altro, usando una macchina
del tutto inadeguata con obiettivo sfocato. Si
ignora così che le carceri per i detenuti appartenenti a clan, gruppi
malavitosi organizzati, continuano a
“fare scuola” nel senso che negli istituti penitenziari la diffusione di armi, telefonini, droga è un sistema consolidato come dimostrano i continui ritrovamenti e sequestri. Mentre
altre sigle sindacali sembrano averlo scoperto solo oggi, noi – dice Di Giacomo – sono anni che abbiamo denunciato
le “celle bazar” e messo in guardia e perciò
rinnoviamo le richieste di potenziamento di strumenti tecnologici e
uomini e donne con l’assunzione di almeno 7 mila
nuove unità.
Sono queste le uniche condizioni se lo Stato vuole realmente
fronteggiare l’attacco dei criminali e
tutelare il personale penitenziario”. Sappiamo bene che riaffermare la presenza dello Stato in carcere – continua Di
Giacomo – non è facile perché c’è la necessità di resettare tutta l’attività dei vari Ministri di Grazia e
Giustizia che si sono succeduti in tanti anni. Gli effetti di decenni di sottovalutazioni, provvedimenti scoordinati, sono a tutti evidenti
ma la politica non può cercare
altri alibi”.