Con le temperature torride di questi giorni, che in tante città hanno sfiorato i 40 gradi, nelle carceri il lavoro degli agenti di polizia penitenziaria e la vita dei detenuti sono dappertutto insopportabili. Il caldo diventa l’effetto scatenante di tensioni che in strutture fortemente inadeguate, basti pensare alla presenza di scarafaggi denunciata solo qualche giorno fa nel carcere di Vercelli, sono amplificate e difficili da contenere.
Lo afferma Il segretario generale del sindacato Polizia Penitenziaria (Spp), Aldo Di Giacomo annunciando che il Spp proprio in queste settimane, anche attraverso visite, intensificherà i contatti con il personale di polizia penitenziaria per raccogliere ogni segnalazione. Da settimane – aggiunge Di Giacomo – con la temperatura sempre in aumento i muri di cemento armato cominciano a rilasciare calore fino a trasmettere una sensazione di soffocamento, e un po’ alla volta si fermano tutte le attività.
Anche gli operatori hanno diritto alle vacanze; cominciano a mancare i volontari, che sono il motore principale di tutte le iniziative che si svolgono in carcere, poi si comincia a chiudere il campo sportivo e la palestra “per mancanza di personale”, e alla fine, anche tutti i movimenti interni si interrompono e in agosto cessano quasi tutte le attività.
L’unica opportunità che viene data ai detenuti è quella di scendere all’aria, ai passeggi, solo che ciò accade in ore quando il sole cocente brucia e non c’è neanche un posto dove potersi riparare, diventando la zona d’aria una vasca di cemento con l’aria afosa, pesante, soffocante.
Proprio per questo – afferma il segretario del Spp – l’estate è il periodo più critico per i suicidi in carcere, le statistiche degli ultimi decenni l’hanno dimostrato. Caso più recente: il 7 luglio scorso un detenuto della sezione di media sicurezza a Saluzzo ha tentato il suicidio che il pronto intervento degli agenti è riuscito a sventare.
Per Di Giacomo ci sono azioni ed interventi – maggiore fornitura di acqua, più docce, ghiaccio – che possono contribuire a rendere meno sopportabile le condizioni di lavoro degli agenti e la detenzione.