“Almeno 20mila detenuti in libertà. Si chiuderebbe con “liberi tutti” l’effetto Santa Maria Capua Vetere senza affrontare nessuno dei problemi per i detenuti che restano in celle, magari meno affollate e per il personale penitenziario”.
Così il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo che aggiunge: “noi al “gioco liberi tutti” non partecipiamo per il rispetto che dobbiamo alla nostra missione di servitori dello Stato e per le vittime di atti di criminalità anche efferati.
Seguiamo dunque in queste ore con apprensione lo sviluppo del decreto giustizia, ma se la storica visita alla casa circondariale “Francesco Uccella” di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) del Presidente del Consiglio Mario Draghi e del Ministro della Giustizia Marta Cartabia dovesse concludersi con una sorta di prescrizione allargata sarebbe insopportabile l’amarezza per gli uomini e le donne in divisa che svolgono il proprio lavoro con sacrificio ed abnegazione per la giustizia.
Dopo aver ripetutamente condannato quanto è avvenuto nel carcere casertano e la responsabilità di colleghi, ribadiamo il nostro pensiero sulla riforma del sistema penitenziario che non ha nulla a che vedere con tentativi e manovre più o meno occulti di favorire indulto, provvedimenti di scarcerazione o comunque “detenzione leggera” che offenderebbero innanzitutto tutte le persone che hanno subito vittime e fatti di grave criminalità.
È il caso di ricordare che il Segretario Generale del S.PP. Aldo Di Giacomo ha tenuto negli anni passati la campagna “vittime e carnefici” con l’obiettivo prioritario di mettere in guardia da una confusione che da settimane si è fatta ancora più grave, colpevolizzando l’universo del personale penitenziario e alimentando un clima di vicinanza per i detenuti senza distinzione tra chi ha ucciso o violentato donne e bambini e chi è stato condannato, magari, per altri reati”.
Di Giacomo sottolinea che “la Ministra Cartabia in occasione della visita al carcere di Santa Maria Capua Vetere ha fatto annunci importanti quali la costruzione di otto nuovi padiglioni in istituti penitenziari, l’assunzione e la formazione di nuovo personale e di quello in servizio.
Siamo contrari ad una riforma in due tempi: prima e subito “tana per tutti” e poi, chi sa quando, tutto il resto.
Programmare adesso e predisporre progetti di spesa, in previsione delle ingenti risorse finanziarie del Pnrr, per la costruzione di nuove carceri senza limitarsi ad otto padiglioni è invece il segnale che i cittadini si aspettano da Governo, Parlamento e partiti.
Chiediamo in particolare alla politica – conclude – di mettere fine a demagogia e strumentalizzazioni e a parlare il linguaggio di chiarezza su cosa si vuol fare delle carceri, di chi è detenuto e di chi ci lavora”.