20 novembre 2017. Il Segretario del sindacato SPP Aldo Di Giacomo in sciopero della fame contro la riforma

Attività

“Si stanno facendo passare sotto traccia delle modifiche che di fatto azzerano il carcere duro e che portano negli istituti una totale confusione”, denuncia.

E’ in sciopero della fame Aldo Di Giacomo, segretario nazionale del sindacato di Polizia Penitenziaria, per protesta contro alcune modifiche al sistema carcerario che lo “stanno rendendo il peggiore della storia italiana”, “con una disattenzione nei confronti dei cittadini che e’ disarmante, da parte di tutti i rappresentanti della politica”. Qualche migliaio di iscritti, ma molto agguerriti, quelli dell’Spp, che Di Giacomo guida dopo anni di militanza in sigle piu’ conosciute e con un parallelo incarico come responsabile giustizia dell’Italia dei Valori in Parlamento. “Si stanno facendo passare sotto traccia delle modifiche che di fatto azzerano il carcere duro e che portano negli istituti una totale confusione”, denuncia. La prima, contro cui si scaglia e’ quella che prevede – ormai da due anni – che durante la giornata le celle rimangano aperte con i detenuti liberi di muoversi: i risultati sono “continue risse e una impossibilita’ di gestione da parte degli agenti”. L’incremento degli “eventi critici” e’ stato “abnorme: dal 2015 ad oggi siamo passati da 500 a 3500 episodi, pari ad un +700% rapportato al biennio precedente”. A farne le spese sono proprio gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria: in media 12 ogni giorno sono costretti a ricorrere a cure mediche. “L’ultimo grave episodio a Foggia, dove un agente e’ stato aggredito da un detenuto che era anche un ex pugile (accusato poi di tentato omicidio) ed e’ stato ricoverato in ospedale per 22 giorni. Lo hanno salvato soltanto gli altri carcerati che si sono schierati dalla sua parte e lo hanno difeso dalla sua furia”. Se si pensa che tutto il corpo in Italia ha 43 mila dipendenti circa, la media di aggressioni subite non e’ bassa; senza contare un triste primato: “Fra tutte le compagini delle forze dell’ordine siamo quella con il piu’ alto tasso di suicidi”. Stando a questa denuncia, dunque, le carceri italiane sono “totalmente fuori controllo”: e, guardando le cronache, gli episodi sono all’ordine del giorno: l’ultimo clamoroso episodio, e’ quello dei tre fuggiti dalla casa circondariale di Favignana, calandosi con il “vecchio” sistema delle lenzuola, mentre le telecamere di sorveglianza erano in manutenzione.  I dati forniti dall’Spp raccontano di 143 evasioni nel 2016, e gia’ 111 nel 2017, quando manca ancora un mese e mezzo alla fine dell’anno; degli evasi almeno un 20 per cento fuggono durante i permessi premio. E magari delinquono anche: “Nel napoletano e’ nota la storia del detenuto in libertà vigilata che andava a chiedere il pizzo”, ricorda Di Giacomo. A rivoluzionare il sistema carcerario c’e’ anche “una circolare interna”, “che prevede che i garanti dei detenuti, di ogni ordine, anche quelli nominati dai consigli comunali, possano visitare senza autorizzazione coloro che sono sottoposti al 41 bis”. Secondo Di Giacomo, la novità introdotta e’ “gravissima, perche’ soprattutto nei centri piccoli questo significa di fatto dare il via libera ad un possibile passaggio di informazioni, magari da garanti nominati da amministrazione che poi vengono sciolte per mafia”. “Non e’ giustizialismo”, garantisce il sindacalista, che preferirebbe “allargare le celle dei sottoposti al regime duro, ma piuttosto impedire loro di avere notizie da fuori”. L’isolamento in carcere, insomma, e’ solo sulla carta: “Si sequestrano almeno 250 telefoni all’anno”. Ancora piu’ grave – secondo un’indiscrezione raccolta dal sindacalista – la possibilità che, con la Riforma del sistema penitenziario in esame in Parlamento, “si prevedano le misure alternative anche per i condannati al 41 bis”: “Di fatto in questo modo si cancella questa misura e con essa l’ergastolo”. Da discutere poi anche l’aumento della paga oraria dei detenuti “decisa ultimamente da una disposizione ministeriale”: “Si e’ passati da 2,50 a 7,59 euro: con un mensile che potrebbe sfiorare i mille euro; molto spesso però sono le famiglie delle vittime a non riuscire ad arrivare a fine mese, dov’e’ il rispetto per loro?”. Sebbene il corpo di polizia penitenziaria sia “sottodimensionato di 3 mila unità'” la richiesta del sindacalista non e’ quella “che fanno molti colleghi, di assumere nuovo personale”, basterebbe invece “riacquisire il personale distolto: oggi ci sono agenti formati per fare i poliziotti che lavorano negli uffici del ministero dell’Agricoltura”, e “migliorare la tecnologia: basterebbe poter aprire le celle con un bottone, per razionalizzare il lavoro dei colleghi”.

Il Segretario Generale

Dott. Aldo Di Giacomo

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