“Già due anni fa abbiamo consegnato in cassazione 2 milioni e 100mila firme per chiedere la legittima difesa. Il record storico per una legge di iniziativa popolare”. Lo spiega Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria.“ Altre 900mila ce ne sono arrivate perché le persone hanno continuato a firmare anche dopo. Consegneremo queste nuove firme a breve. Noi partiamo dal caso di questo imprenditore piacentino che tra l’altro non ha nemmeno invocato la legittima difesa. Però da questo vogliamo invitare il mondo della politica a farsi carico di questa richiesta che proviene dal popolo. La legittima difesa va introdotta e normata anche per evitare situazioni caotiche come nel caso piacentino”.
“Per questo ho invitato il ministro Matteo Salvini. Vanno bene le visite in carcere ma il ministro dell’Interno è lui: i sindacati fanno le chiacchiere, ma sono i politici che dovrebbero fare i fatti. Purtroppo non mi pare che sia così”. Di Giacomo denuncia anche la situazione drammatica in cui versano i carceri italiani. “Il penitenziario di Piacenza è in linea con la media nazionale per quanto riguarda queste problematiche, non è il peggiore ma le criticità ci sono eccome. Il fatto è che il carcere, oggi, in Italia, è il punto finale di una giustizia malata. Pensiamo solo che molti delinquenti si fanno arrestare apposta perché dai penitenziari possono comandare ancora meglio e impartire ordini all’esterno. E’ un dato di fatto ben noto, ma la politica sembra far finta di niente. In un solo anno, nel 2018, pensate voi, sono stati ritrovati nelle carceri di tutta Italia ben 780 telefoni cellulari. Senza contare l’ingente quantità di droga sequestrata periodicamente: droga alla quale dobbiamo aggiungere quella non scoperta e consumata dai detenuti”.
“E’ ora di agire in senso pratico. Si può e si deve fare. 780 cellulari ritrovati? Benissimo, schermiamo le carcere in modo che i cellulari non funzionino. Gli agenti della Penitenziaria continuano a seguire corsi di inglese, lingua che per il nostro lavoro è assolutamente inutile. Considerato che sono sempre di più i detenuti nordafricani, perché non avviare corsi di arabo? Certi modelli detentivi hanno fallito, è ora di correggerli. Insomma, è ora di agire in senso pratico per garantire maggiore sicurezza dentro e fuori i penitenziari”.