“Dopo le due evasioni, la prima a Bari e la seconda a Genova (in questo secondo caso grazie al lavoro di ricerca del personale penitenziario l’evaso è stato ripreso) non resta che consegnare le chiavi dei nostri penitenziari direttamente ai detenuti”.
È il commento “provocatorio” del segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo che aggiunge: “le carceri sono diventati alberghi dove non solo è consentito soggiornare quanto più comodamente possibile, con il cellulare per parlare con l’esterno e magari con il vitto per i boss da ristorante gourmet, ma uscire con facilità.
Il sistema escogitato è quello di far ricorso ad una struttura ospedaliera esterna in modo da rendere più semplice la fuga con il personale di guardia che non riesce per carenza di uomini e soprattutto di mezzi e strumenti ad assicurare la vigilanza.
È il caso di ricordare le fughe direttamente dalle mura di cinta del carcere per rendersi conto che non siamo di fronte al copione di uno dei tanti film che raccontano evasioni spettacolari e romanzate ma siamo di fronte ad un’amara realtà”.
Nello specifico dei casi di Bari e Genova – continua Di Giacomo – è il sistema di assistenza sanitario all’interno dei nostri penitenziari, fortemente inadeguato a dare risposte efficaci ad una popolazione carceraria che registra un incremento di patologie pregresse e che vede un numero elevato di tossicodipendenti, malati psichici, cronici, a fornire l’alibi perfetto per uscire dalle celle ed essere curati fuori.
Sono questi – dice il segretario del S.PP. – i problemi veri del sistema penitenziario che vanno affrontati senza spostare l’attenzione dell’opinione pubblica, come è accaduto dopo i fatti di Santa Maria Capua Vetere, sul personale mettendolo alla gogna perché paghi per tutti i veri responsabili.