I 15 istituti penitenziari della Campania sono scoppiati e a pagarne le conseguenze sono sempre gli agenti di Polizia Penitenziaria che oltre a sobbarcarsi turni di lavoro massacranti, specie in questa caldissima estate, sono costretti a fronteggiare un crescente e del tutto inspiegabile aumento di avvisi di garanzia per presunte aggressioni a detenuti.
A denunciarlo è il segretario generale del SPP (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo che parla di “danno” che si aggiunge alla “beffa”. Accade infatti – aggiunge – che mentre il personale penitenziario è vittima di continue aggressioni, ultima in ordine di tempo ad Ariano Irpino avvenuta solo qualche giorno fa, devono pagarsi le spese per difendersi nei procedimenti giudiziari che li vedono coinvolti con un accanimento ingiustificabile.
Il SPP – annuncia Di Giacomo – sta organizzando una grande manifestazione regionale di tutto il personale degli istituti campani per avviare insieme alla protesta la tutela di questi lavoratori lasciati soli da istituzioni e politica. Non va sottovalutato l’alto livello di sovraffollamento del sistema carcerario campano con almeno mille detenuti in più rispetto alla dotazione prevista e un organico complessivo di polizia penitenziaria tra le 400-500 unità in meno.
E non sarà certamente il cosiddetto “carcere sperimentale” di Nola in fase di progettazione, sperimentale perché senza mura di cinta, dove, secondo il progetto del Ministero di Grazia e Giustizia, sconteranno la pena quei detenuti che “dovranno essere prontamente reinseriti in società” – dice ancora Di Giacomo – a risolvere questi problemi, nonostante i 120 milioni di euro investiti. Anzi, con i numerosi casi di fuga dalle carceri o da parte di detenuti agli arresti domiciliari e “in permesso premio” delle scorse settimane il progetto di Nola è destinato solo a far aumentare le fughe o se vogliamo al reinserimento più veloce possibile in società.
Di Giacomo ricorda infine che l’estate è stata segnata nelle carceri della Campania da tanti episodi di protesta degli agenti della polizia penitenziaria come quelli in servizio a Santa Maria Capua Vetere che hanno rifiutato il pasto a causa dei continui blackout elettrici e, soprattutto, della carenza d’acqua e da risse tra detenuti come la maxi rissa nel carcere di Benevento, dove sette detenuti -calabresi e siciliani- con lunghe pene da scontare, si sono resi autori di una lite senza esclusione di colpi. Il SPP – conclude il segretario generale – si fa interprete di una situazione intollerabile e chiede ai mass media di tenere alta l’attenzione su questi problemi non limitandosi ad occuparsene solo nei casi di cronaca per aggressioni e proteste.