4 giugno 2019 Di Giacomo, per i segretari dei sindacati penitenziari è tempo di dimissioni

Attività, Comunicati, Editoriale Aldo Di Giacomo

“Quando si dimetteranno tutti i segretari dei Sindacati Penitenziari, per l’80% sindacalisti- pensionati, riconoscendo l’inadeguatezza e l’incapacità ad incidere per un cambiamento del sistema carcerario italiano?”.

E’ l’interrogativo del segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo secondo il quale “le solite lamentele per quanto accade quotidianamente negli istituti di pena e la semplice difesa d’ufficio del personale non hanno prodotto e non produrranno nulla mentre la situazione si fa sempre più ingovernabile. Accade infatti che due detenuti albanesi, come nelle più classiche trame di film, evadono dal carcere di Carinola segando le sbarre e calandosi con le lenzuola; che dopo la rivolta nel carcere di Campobasso l’Amministrazione Penitenziaria archivi in fretta il caso senza neanche un sopralluogo; che si pensi di risolvere il sovraffollamento con un protocollo d’intensa tra il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e la ministra della Difesa Elisabetta Trenta per individuare aree militari inutilizzate dove possano essere realizzati nuovi istituti penitenziari; che si vorrebbe accrescere il controllo delle carceri con corsi sul funzionamento dei jammer, gli inibitori di telefoni cellulari.

Sono solo alcuni casi che evidenziano come dopo l’esperienza precedente Governo con l’allora Ministro Orlando tutta attenzionata sulle “celle aperte” per rendere “più comoda” la condizione di detenzione, l’attuale Governo, sicuramente per effetto della mancanza di qualsiasi riferimento al problema carceri nel contratto di governo tra i due partiti che lo compongono, dimostra tutta la sua impotenza. Inoltre – dice Di Giacomo – la psicosi del sovraffollamento, che si è impadronita del Ministero e dell’Amministrazione Penitenziaria che ci vorrebbero far credere sia l’unico problema da affrontare, fa brutti scherzi.

Essa produce la dimenticanza dello “scandalo” del progetto per la costruzione della casa circondariale di Bicocca, a Catania, con 27 milioni di euro accantonati da anni e il rischio di passare dal danno alla beffa: se l’amministrazione penitenziaria non darà corso al progetto dovrà pagare una pesante penale al consorzio che ha avuto l’incarico” di redigerlo.

Stiamo parlando di una struttura con 450 nuovi posti per detenuti, un numero importante tenendo conto della situazione di tutte le carceri specie siciliane, dove ci sono 6.500 reclusi, che consentirebbe di applicare la norma della detenzione nella regione di origine.

E non c’è solo Catania. Altro esempio viene dal Friuli: a San Vito al Tagliamento al posto della caserma doveva nascere già da anni un nuovo carcere. La storia si trascina dal 2013, segnata da un ricorso alla Corte dei Conti, senza chiedersi se la caserma risponda ai canoni moderni del carcere.

La realtà che i Ministeri interessati fingono di ignorare – aggiunge il segretario del S.PP. – che gli immobili destinati negli anni passati alle Forze Armate sparse in tutto il territorio italiano e non utilizzate si trovano, senza alcuna eccezione, in uno stato di degrado gravissimo. Si tratta di vecchie caserme, polveriere, poligoni, postazioni dei battaglioni d’arresto, alloggi per i militari, che a tutto possono essere riconvertiti, con costi decisamente alti e fuori mercato rispetto a nuove costruzioni, ad eccezione di istituti penitenziari.
Nel caso dei jammer, invece, senza escludere l’impiego di tecnologie in grado di inibire o isolarne il segnale, per stroncare l’introduzione abusiva di apparati telefonici mobili negli istituti penitenziari, dove in pochi anni ne sono stati sequestrati a centinaia, tutto questo non basta al controllo di quanto accade nelle celle e nei padiglioni aperti. Da troppo tempo denunciamo, inascoltati, che le organizzazioni criminali, di recente affiliati alla mafia nigeriana, tutti quelli che continuano ad impartire ordini dalle celle con telefonini e “pizzini”, hanno mano libera e che il personale è a rischio quotidiano come testimonia la recente rivolta nel carcere di Campobasso.

Noi che ci battiamo a tutela della piena dignità di detenuti e personale della polizia penitenziaria – conclude il segretario del Spp – intendiamo proseguire l’ “operazione verità” sui mali veri del nostro sistema carcerario, sugli sprechi delle risorse pubbliche e le grandi responsabilità facendo una seria autocritica ammettendo, innanzitutto, le responsabilità di tutti i sindacati dei penitenziari per non essere in grado di contribuire, attraverso la concertazione con l’Amministrazione Penitenziaria, ad un cambiamento reale del sistema penitenziario”. Aldo Di Giacomo

Il Segretario Generale

Dott. Aldo Di Giacomo

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