Da oggi partono i tre giorni di sciopero organizzati dai penalisti campani per evidenziare la grave situazione di sovraffollamento delle carceri della Campania. Questa criticità riguarda oramai tutti gli istituti penitenziari italiani; siamo ritornati al di sopra di 60 mila detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 43 mila, con una presenza costante di stranieri pari a 1/3 (20.434). Ci troviamo anche a fronteggiare la quinta mafia ossia quella nigeriana, che nelle nostre carceri detta leggi. Così Aldo Di Giacomo, Segretario Generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, giunto oggi al terzo giorno di protesta (ad oltranza) a Roma davanti la Camera dei Deputati, incatenato a “testimonianza” delle “catene” che legano chi “si batte per affermare nei fatti la legalità e la sicurezza nelle celle e fuori di esse”. Solo qualche giorno fa abbiamo celebrato l’anniversario del Corpo (202 anni) ma – dice – non abbiamo nulla da festeggiare. Al contrario continuiamo a rivendicare dal Parlamento, dal Dap, dal Ministero Grazia e Giustizia e dal Governo l’attenzione dovuta sull’emergenza quotidiana che vivono i nostri colleghi. Nelle carceri comandano i boss e capi clan con il rischio sempre più alto di radicalizzazione di islamisti potenziali terroristi come del reclutamento in cella di nuovi affiliati alla mafia nigeriana. Ecco perché dopo oltre sei mesi dall’avvio della campagna “Noi le vittime Loro i Carnefici”, un tour che ci ha portato in decine di tappe a manifestare davanti numerose carceri del Paese per la dignità del personale penitenziario e per la sicurezza dei cittadini, abbiamo deciso di portare la protesta davanti la Camera dei Deputati. Non possiamo più tollerare la confusione tra carnefici e vittime, nella convinzione che la certezza della pena non può essere solo un buon auspicio: la gente – la vittima – è stanca di vedere dopo poche settimane dall’arresto il malvivente-carnefice che gira davanti casa propria. Di Giacomo riferisce che i sempre più numerosi messaggi ed attestati che ci giungono da cittadini di ogni parte d’Italia a sostegno della nostra azione come della nostra proposta di legge di iniziativa popolare per la legittima difesa – per la quale abbiamo raccolto oltre 900 mila firme – ci incoraggiano a proseguire per far conoscere che nel corso dello scorso anno sono stati rinvenuti nelle carceri italiane più di 750 telefonini cellulari, molti dei quali utilizzati da capi clan per gestire comodamente i propri traffici illeciti e le loro associazioni criminali; sono stati sequestrati più di 12 kg di droga; quasi 600 sono state le aggressioni perpetrate in danno di poliziotti penitenziari, ogni giorno una media di 12 poliziotti penitenziari è costretta a far ricorso alle cure dei diversi nosocomi della Repubblica in seguito alle violenze subite; 65 i suicidi di detenuti in carcere e 8 di personale penitenziario. Tutto questo accade mentre gli agenti che già si pagano il vestiario nuovo e persino il posto-branda adesso mangiano con il cibo portato da casa perché non ci sono più soldi per le mense.