23 ottobre 2013 Dibattito con il Segretario generale dott. Aldo Di Giacomo- sala stampa della Camera dei Deputati 23 ottobre 2013

Attività, Comunicati

Il Segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria S.PP., Aldo Di Giacomo (da tredici giorni in sciopero della fame), il quale ha detto che «il sovraffollamento non è nient’altro che la parte terminale di una giustizia malata viste le 178 mila prescrizioni e i 9 milioni e mezzo di processi penali l’anno».

Per Di Giacomo servono «riforme strutturali» che aiuterebbero il lavoro degli agenti penitenziari, alla luce del fatto che «dal 2000 ad oggi si sono suicidati 110 poliziotti, 7 solo dall’inizio del 2013». In più «i contratti sono bloccati e prendiamo 30 euro in meno rispetto a tre anni fa».

Sul fronte delle “nuove carceri”, infine, il vicecapo del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria), Luigi Pagano, ha affermato che dopo l’apertura di nuovi istituti a Sassari, Oristano e Tempio Pausania, a breve saranno disponibili anche un nuovo padiglione da 200 posti a Voghera, più altri due a Pavia (300) e Cremona (200), in modo da riportare San Vittore ad ospitare “solo” mille detenuti. Pagano ha poi rivelato che, sempre nei prossimi mesi, verranno inaugurate nuove strutture anche a Cagliari e Piacenza, mentre le gare in corso porteranno alla creazione di un totale di 4.500 posti in più per fare fronte all’emergenza.
«Cercare soluzioni condivise ma no ad amnistia e indulto». No ad amnistia e indulto (considerati una «sconfitta dello Stato»), depenalizzazione dei piccoli reati, estensione dei benefici per buona condotta più la vendita di numerosi beni confiscati alla mafia il cui ricavato potrà essere utilizzato per la costruzione di ulteriori strutture e l’assunzione di nuova forza lavoro. Sono queste le proposte che, in riferimento al sovraffollamento carcerario che attanaglia il nostro Paese (oltre 20 mila persone in più rispetto la capienza regolamentare), l’Italia dei valori ha esposto mercoledì pomeriggio nel corso di una conferenza stampa convocata a Montecitorio.

Un incontro, ha sottolineato il presidente del partito, Antonio Di Pietro, voluto per «rendere omaggio all’altra metà della disperazione carceraria», cioè «gli agenti di polizia penitenziaria che quotidianamente assistono i detenuti». Per Di Pietro, il tema riguardante l’amnistia e l’indulto «è usato ed abusato in un momento sbagliato. Sono convinto che non sia giusto strumentalizzare la preoccupazione del Capo dello Stato – ha argomentato l’ex pm – rispetto ad un problema grande come quello del sovraffollamento dei nostri istituti di pena e non credo affatto a chi dice che si tratti di un voto di scambio con Berlusconi».

Fra le varie proposte messe sul tavolo, Di Pietro ha parlato di «un intervento chiaro sulla riforma della carcerazione preventiva» e della «possibilità di una detenzione alternativa al carcere per ciò che riguarda il possesso di droghe leggere». A questo proposito, ha concluso il presidente dell’Idv, «c’è bisogno di andare oltre le false “larghe intese”, ricostruendo delle alleanze costruttive all’insegna di un programma condiviso».

Ovvio il riferimento al Partito democratico, diviso al suo interno tra favorevoli e contrari all’intervento di cui ha parlato nel suo recente messaggio alle Camere il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. prossimi mesi, verranno inaugurate nuove strutture anche a Cagliari e Piacenza, mentre le gare in corso porteranno alla creazione di un totale di 4.500 posti in più per fare fronte all’emergenza.
«In un Paese civile non è tollerabile che la polizia penitenziaria sia sotto organico di oltre cinquemila unità e che non abbia i mezzi per poter operare, tanto da mettere in discussione la partecipazione alle udienze», ha rincarato la dose il segretario nazionale dell’Idv, Ignazio Messina, che ha ricordato come «la proporzione di due agenti penitenziari ogni trenta detenuti è oggi smentita dalla presenza di un solo agente per sessanta detenuti».

Sul capitolo che riguarda la spesso citata mancanza di fondi, Messina ha affermato: «Depositati presso il Fondo unico giustizia (Fug), a disposizione del ministero dell’Interno e di quello di Grazia e Giustizia, ci sono 800 milioni di titoli di Stato confiscati alla mafia che possono essere immediatamente venduti. Il ricavato può servire da una parte per nuove assunzioni di personale e dall’altra per la costruzione di nuove strutture».

Per Messina, la soluzione è «la depenalizzazione di quei reati che non hanno grande impatto sociale, come il piccolo spaccio», più «la modifica della legge Bossi-Fini» e «l’estensione dei benefici della buona condotta».

Il Segretario Generale

Dott. Aldo Di Giacomo

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