Contro i suicidi in carcere – 4 in 7 giorni, 32 in totale dall’inizio dell’anno – attendiamo di conoscere i dettagli del ‘Piano Nazionale per la prevenzione delle condotte suicide nel sistema penitenziario per adulti che è stato presentato ieri dal Ministro Orlando nell’incontro con i vertici dell’Amministrazione penitenziaria e del Dipartimento giustizia minorile e di comunità. Ricordo in verità che il Ministro già da un anno ha diramato una specifica direttiva, dopo numerose circolari dipartimentali, che come dimostrano le cronache di questi giorni non hanno dato i risultati sperati.
C’è bisogno di misure straordinarie è il sistema prevenzione che ha bisogno di misure straordinarie e soprattutto del personale e, come metodo discriminante da affermare una volta per tutte, del confronto con le rappresentanze sindacali del personale di polizia penitenziaria e degli altri soggetti impegnati nella riduzione dei rischi suicidi e atti di autolesionismo.
Ad affermarlo è Aldo Di Giacomo, segretario generale del SPP (Sindacato Polizia Penitenziaria) che aggiunge: “Il personale penitenziario, nonostante le oltre 10 mila unità in meno in organico, fa già molto, anzi più di quanto è umanamente possibile. Ma siamo stanchi ed amareggiati nell’assistere a continui suicidi. Il lavoro già complicato del personale penitenziario non può bastare e se è difficile evitare un suicidio, proprio perché è un gesto estremo, si può e si deve fare di più in termini di prevenzione. In molte regioni – sottolinea il segretario generale del Spp – è stata istituita la figura del Garante regionale dei detenuti.
Può sicuramente rappresentare un primo passo a cui devono seguirne altri. Il suicidio costituisce solo un aspetto di quella piu’ ampia e complessa condizione di detenzione.
Programma di prevenzione del suicidio: quello che manca è un programma di prevenzione del suicidio e l’organizzazione di un servizio d’intervento efficace attraverso sportelli di ascolto e di aiuto e sostegno psicologico. Lo sportello, in sintesi, potrebbe avere come obiettivi: Monitorare l’ ingresso del detenuto nel carcere; sostegno psicologico -facilitare la vita del detenuto attraverso il colloquio, la consulenza legale, la consulenza linguistico-culturale, il disbrigo di pratiche amministrative, la realizzazione di attività di socializzazione; messa in rete delle risorse che il territorio offre favorendo l’inclusione/re-inclusione dei detenuti, aumentando le possibilità di reinserimento nel tessuto sociale di riferimento; promuovere e incrementare l’inclusione lavorativa dei detenuti, la formazione e l’acquisizione di competenze, il reingresso nella legalità e l’emancipazione dallo svantaggio sociale; collaborare con le diverse figure professionali all’interno dell’Istituto di pena, ed eventuale coinvolgimento di persone esterne di riferimento rispetto alle comunità di appartenenza; prevenire episodi di suicidio o tentato suicidio o autolesionismo e di aggressività all’interno delle carceri.